5 itinerari imperdibili in Costa Azzurra

Scopriamo insieme 5 imperdibili itinerari da percorrere a piedi nei paesaggi spettacolari della Costa Azzurra in Francia.

Oggi vi riportiamo un bell’articolo apparso sul sito Ecobnb Viaggi Verdi in cui Silvia Ombellini intervista i nostri due amici Annalisa Porporato e Franco Voglino di Madotao.it

Come non citare Renoir, Picasso, o Matisse e Le Corbusier… questo angolo di Francia è stato amato e frequentato dai migliori artisti e hanno contribuito ad aumentarne la fama fino a diventare una delle mete migliori di tutta Europa.

Ciò nonostante ci sono ancora panorami nascosti e incontaminati, da lasciarci il fiato. Per non parlare dei piccoli paesi e borghi autentici tutti da scoprire.

“Itinerari imperdibili in Costa Azzurra” è un bel libro scritto da Annalisa e Franco, Edizioni del Capricorno, che vi aiuta nella Libro smallscoperta di questa parte così suggestiva della Francia.

Nel libro sono raccontati 5 itinerari, dal confine italiano fino a Tolone, tutti da percorre a piedi.

Non solo le ovvie meraviglie costiere quindi, ma anche i paesaggi dell’entroterra da percorrere in “slow mood” per scoprirli e conoscerne veramente la storia, l’arte e le tradizioni.

Ecco il testo integrale dell’intervista.

Come è nata l’idea del vostro viaggio a piedi dai confini dell’Italia alla Costa Azzurra?

Abbiamo già realizzato numerosi trekking in Francia, un paese che è molto attento alle esigenze dei trekker e dei semplici camminatori.

Bellissime esperienze sono state lo Chemins des Phares in Bretagna da Portsall a Brest al cospetto dei più bei fari francesi di fronte all’Oceano, il Trekking de La Chartreuse nell’Isere che raggiunge la meravigliosa e mistica Grande Chartreuse raccontata nel famoso film “il grande silenzio”, il Trekking dei ghiacciai del Parc de La Vanoise in Savoia con paesaggi grandiosi.

La Costa azzurra è stata per vicinanza geografica una piacevole conseguenza.

Precisiamo che la guida è pensata per un turismo “attivo”, ma si presta molto bene anche per chi non ha il tempo o la possibilità di visitare questi luoghi raggiungendoli a piedi.

La Costa Azzurra è una delle destinazioni più famose al mondo: è ancora possibile scoprire luoghi intatti e autentici dove il turismo globale non è arrivato?

Sì certamente, basta staccarsi dalla costa per scoprire un territorio davvero affascinante.

In questo territorio il mare non è l’unico protagonista e si può ripiegare con uguale soddisfazione nella visita ad un caratteristico paesino dell’entroterra tra panorami e colori, tra atelier d’arte e musei del profumo, scegliendo tra abbazie silenziose in freschi boschi o la mondanità chiassosa e frenetica di una città costiera alla “moda”.

L’entroterra della Costa Azzurra è meno frequentato dai turisti, ma anche più incontaminato: meravigliosi paesaggi, profumi e vigneti circondano le piccole cittadine medievali arroccate sulle colline, la chiese nascoste, ulivi e colorati alberi di mimosa che incorniciano il tutto in un dipinto impressionista.

Quali mete meno note (sconosciute ai più) e meno turistiche della Costa Azzurra consigliereste ai nostri lettori?

Proseguendo lungo essa il dipartimento del Var si dilunga dal Golfo di Saint-Tropez a oltre il Golfo di Tolone con un territorio che, lavanda a parte, ricorda molto la Provenza classica, ma più verde e boscosa tanto da esser chiamata, per l’appunto Provence Verte.

Un grande classico per gli amanti della natura e dei colori è il Massif de l’Esterel con una costa dal colore rosso e dalle incredibili geometrie delle formazioni rocciose . Ovunque ci si sentirà attratti da una natura rigogliosa e ricca di sfumature in una luce sfavillante.

Quali sono gli “Itinerari imperdibili in Costa Azzurra” presentati nel vostro libro?

Si parte dalla costa est da Menton a Nizza, la prima parte della Costa Azzurra è quella che più batte vicina al cuore italiano complice il fatto che, fino a 1860, tutto il territorio faceva parte dei territori di Casa Savoia.

Poi si prosegue con la costa ovest , oltre Nizza mantenendosi lungo il litorale della Côte Azur, passando per località note e centri abitati arroccati sulle colline come Haut-de-Cagnes o distesi lungo le spiagge come Mandelieu-La Napoule, da capi verdeggianti in cui si celano ville sontuose come Antibes, per poi deviare dal tracciato salendo sul traghetto e raggiungere isole permeate di storia, arte e natura come le Lérins.

Poi si punta verso la Cote d’Azur interna le colline si fanno più elevate e ravvicinate, il paesaggio cambia e dopo Grasse si entra in un mondo di strette gole e altipiani sassosi per poi immergersi in boschi e paesini arroccati in cima alle colline da cui il mare non è mai così lontano e fa capolino in lontananza, circondati da uliveti.

Si va alla scoperta di borghi caratteristici dal grande fascino e dalla vena artistica data dalla presenza di numerose gallerie d’arte di fama internazionale , spesso sedi di atelier di artisti di talento.

Poi si prosegue nel dipartimento del Var che si dilunga dal Golfo di Saint-Tropez a oltre il Golfo di Tolone ci si trova a percorrere una zona per molti aspetti simile alla precedente. In effetti, con il termine Côte Azur si tende di solito a comprendere solo la porzione che va da Menton a poco oltre Cannes ma, in realtà, il nome abbraccia anche la costa fino a Hyères.

Zone di spiagge e promontori di rara bellezza, le località che oggi sono raffinati luoghi di villeggiatura marina videro le azioni dello sbarco Alleato durante l’agosto del 1944. Ora sono il regno dei kitesurfer dei windsurfer e di prestigiose scuole di vela e molti sono i sentieri dove è possibile immergersi in una natura dai mille colori e profumi.

Quale di questi itinerari vi è rimasto nel cuore, e rifareste subito?

Forse la Passeggiata attorno a Cap Ferrat.

Per chi ha tempo immancabile la passeggiata lungo il litorale che porta tutto attorno al capo. Parte dall’Ufficio del Turismo dove si prende la scalinata alle sue spalle per scendere lungo Chemin de Passable e arrivare all’omonima spiaggia, piccola e raccolta ma dall’acqua limpidissima. Quindi si prosegue lungo la costa mantenendo il mare alla propria destra e alternando un primo tratto asfaltato a sentiero e scalinate.

Molto spettacolare è il capo vero e proprio, dominato dal faro, quando si abbandona il “selvaggio” Chemin des Douaniers per il più “domestico” Chemin de la Carrière dove il tracciato è stato scavato direttamente su scogli diversamente impossibili da attraversare, in un paesaggio quasi lunare con il nulla del mare alla vista e dominato dalla mole del faro bianco.

Da questo punto la passeggiata si fa più tranquilla e regolare fino ad arrivare in centro a Saint-Jean-Cap-Ferrat (giro circolare: 6,5 km totali, 2 ore con tranquillità).

Per che tipo di viaggiatori sono adatti gli itinerari proposti? Ci sono anche itinerari adatti famiglie con bambini?

La nostra guida è adatta ai viaggiatori “curiosi” e attivi.

Esistono sicuramente anche tanti itinerari adatti alle famiglie con bimbi. Per esempio Il modo migliore per “respirare” l’aria di Cap d’Ail è percorrere il Sentier du litoral. Lungo 3,5 km, di cui 2 percorribili anche da disabili e con bambini piccolissimi, va da plage Marquet a plage de la Mala.

Se doveste raccontare attraverso 5 scatti fotografici la vostra esperienza quali foto scegliereste?

Dunque: i colori e le sfumature ocra della costa del Massif de L’Esterel, il blu del mare delle isole Hyeres, il caratteristico centro storico antico di Nizza con il mercato dei fiori e delle spezie, la gialla fioritura delle mimose nello splendido borgo di Bormes les Mimosas, gli scenografici murales sul tema del cinema che tappezzano le case del centro di Cannes.

Costa azzurra 13

Qual’è la cosa più strana o curiosa che è successa durante il vostro viaggio?

L’aver scoperto che nell’interno della Cote d’Azur nel territorio del comune di Thorenc si trova la Réserve Biologique des Monts d’Azur , una riserva faunistica in mezzo ad una natura intonsa, isolata dal mondo, che offre la possibilità di scoprire numerosi animali selvatici tra cui il bisonte europeo. Il bisonte più noto è quello nord-americano ma anche in Europa si trova questo possente animale. O meglio: si trovava perché oggi è praticamente estinto in tutta Europa e sopravvive ormai solo più in un areale tra Polonia e Bielorussia. E nelle riserve faunistiche come il Mont d’Azur, per l’appunto.

E pensare che la sua diffusione e importanza era tale che lo si ritrova dipinto all’interno delle grotte preistoriche come Lascaux (in Francia, vecchia da 15.000 a 13.000 anni fa) o Altamira (in Spagna, datate 18.000, 14.000 anni fa). Nella riserva, in un’area di 700 ettari, gli animali vivono allo stato selvatico, con un contatto umano diretto ridotto al minimo necessario per apportare le eventuali cure e vengono offerte due modalità di visita: a piedi o in calesse o, in inverno, con la slitta. A piedi è sicuramente molto suggestivo ma per sicurezza non ci si avvicina molto ai bisonti, mentre la presenza dei cavalli e del loro traino li rende assolutamente indifferenti e ci si può avvicinare anche di molto in piena sicurezza.

La lentezza la modalità di viaggio che proponete attraverso il vostro libro. Qual’è il bello di viaggiare slow?

Ogni cosa è una scoperta che arricchisce e soprattutto ha il tempo di venire assimilata, l’esatto contrario del viaggio organizzato.

Cosa significa per voi viaggiare sostenibile?

Spostarsi il più possibile a piedi ovviamente con buon senso e senza estremismi. In sanscrito la parola passato viene descritta come “quello che abbiamo camminato” e la parola futuro “quello che raggiungeremo con i nostri passi”.

 

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Archeo trekking nelle Dolomiti bellunesi

Il racconto di un semplice trekking sulle Dolomiti patrimonio Unesco, nelle zone ricche di storia della Val Fiorentina, del maestoso Monte Pelmo e del gruppo del Civetta

Oggi vi parliamo, grazie alla collaborazione dei nostri amici Franco e Annalisa, della Val Fiorentina e di un bellissimo archeo trekking nel Cadore, cuore delle Dolomiti patrimonio dell’Unesco.

La Val Fiorentina è una fetta incontaminata delle Dolomiti sovrastata dalla mole del Monte Pelmo e contornata dal Monte Civetta. Siamo in prossimità della più famosa località sciistica di Zoldo per intenderci.

Lunga poco più di dieci chilometri è compresa in soli due comuni, il suo territorio parte dal territorio di Agordo per salire poi al Passo Staulanza e al “caregòn de ‘l Padreterno” (la sedia di Dio): il Monte Pelmo.

Monte Pelmo
Il Monte Pelmo è un magnifico grido di pietra la cui cima tocca i 3.168 metri.

Un sentiero permette di farne il giro completo, lambendo le sue pareti di roccia e le colate sabbiose. Si vanta di essere la prima cima dolomitica ad esser stata scalata nel 1857, dall’irlandese John Ball, mentre un altro record è dato dal rifugio Venezia – Alba Maria de Luca, primo rifugio italiano delle Dolomiti risalente al 1892.

Volete altro?

Ok eccovi accontentati: avete presente il famoso Ötzi, l’uomo di Similaun? Vissuto 5000 anni fa, oggi riposa in un museo di Bolzano dopo aver svelato molti segreti della sua vita preistorica.

Ebbene, a torto, non tutti conoscono Valmo che di anni ne ha 8000 e che ha contribuito allo stesso modo a illuminare gli studiosi sulla vita di un tempo. Il ritrovamento della sepoltura, sul piano di Mondeval a quota 2000 metri, ha rappresentato una sorpresa poiché le caratteristiche del terreno alpino ben di rado permettono ritrovamenti articolati. In questo caso, invece, è stato ritrovato lo scheletro intero, oltre i suoi attrezzi di selce e, soprattutto, resti di cibo che han permesso di ricostruire la dieta del tempo, permettendo di capire che già in un tempo così lontano i nostri antenati (ancora cacciatori ma che già cominciavano l’allevamento) avevano capito l’importanza dell’alpeggio estivo di quota.

Il Museo Vittorino Cazzetta a Selva di Cadore permette di osservare nel dettaglio i ritrovamenti, andando anche alla scoperta della geologia e della storia del tempo fossilizzata anche in orme di dinosauro che si trovano a poca distanza dal Passo Staulanza.

E dopo la visita al museo, scarponi ai piedi, si mette in pratica quanto appreso andando direttamente sui siti dei ritrovamenti in uno splendido cammino di grande soddisfazione che offre un paesaggio mozzafiato e coinvolgente.

1. Il ricovero di Mondeval
Dislivello: 650 metri solo andata
Sviluppo: 8 km solo andata
Tempo di percorrenza: 2 ore solo andata

L’escursione porta al sito reale del ritrovamento archeologico della Piana di Mondeval.

Da Selva di Cadore si sale in direzione del Passo Staulanza. Quando si comincia a salire, al terzo tornante, si trova sulla sinistra il parcheggio (1663 m). Da qui si imbocca la comoda sterrata che porta, senza fatica, alla Malga Fiorentina e poi al rifugio Città di Fiume (1917 m).

Si prosegue lungo la recente sterrata che aggira Col de La Puina per poi diventare sentiero (anche se purtroppo la sterrata è destinata in futuro a proseguire…) arrivando poi alla verde Forcella de la Puina (2034 m).

Dopo una discesa all’ombra del bosco alla Forcella Roan (1999 m), attraverso dei bei pascoli, il sentiero porta ad una zona di massi erratici e alla Malga Prendera (2148 m).

Con una ripida salita si arriva , in ambiente ormai prettamente dolomitico, alla Forcella Ambrizzola (2277 m) da cui si apre la vista su Croda da Lago, Cortina d’Ampezzo e le sue montagne, dall’Antelao fino al Cristallo.

Da qui si volgono le spalle a questo panorama per scendere verso il verdeggiante altopiano di Mondeval.

Val fiorentina_16Il sentiero ben tracciato punta in direzione del Passo Giau.

A un certo punto un cartello indica la deviazione verso sinistra, lungo il piccolo sentiero che porta al grande masso erratico che per millenni ha rappresentato la base per i ricoveri di cacciatori e pastori, tra cui il nostro antico amico Valmo.

Siamo a quota 2165 metri.

Dopo una bella sosta si riprende la strada del ritorno con una grande ammirazione per la capacità di adattamento di questo nostro progenitore capace di sopravvivere a quote così elevate.

Ve lo immaginate camminarvi accanto, da buon amico, con la sua lancia di osso e i suoi curiosi racconti sulla vita in epoca passata?

Nobiltà di colui che non deduce dai lampi la vanità delle cose.
Matsuo Basho (1644 – 1694)

(Testo e foto di Franco Voglino e Annalisa Porporato – Maggiori informazioni sul sito www.valfiorentina.it)

In cammino con i Briganti

Storie di ribelli, partigiani, irriducibili, briganti.

Cose d’altri tempi che evocano curiosità, mistero, onore. E proprio partendo dalle gesta di ribellione della Banda di Cartore, tra Abruzzo e Lazio, a Luca Gianotti è venuta proprio una bella idea.

Grazie poi all’aiuto prezioso di Alberto Liberati e Fabiana Mapelli, e di molti preziosi volontari coinvolti nel progetto, nasce così il Cammino dei Briganti, un bel percorso di 100 km. tra paesi medioevali e natura selvaggia e incontaminata che si snoda su un dislivello positivo di circa 2700 m. partendo da Tagliacozzo (AQ), semplicemente uno dei borghi più belli d’Italia,

…dove sanz’arme vinse il vecchio Alardo

(Dante)

Un percorso che solca le vecchie linee di confine tra Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie, sulle orme dei fuorilegge che vivevano e operavano in queste terre tra la Marsica e il Cicolano. Terre battute dagli spiriti liberi e indomiti dei briganti ribelli verso l’invasione dei Sabaudi, che con azioni anche sanguinarie combattevano questa guerriglia contro la tassazione e l’obbligo del servizio di leva militare ai danni dei piccoli lavoratori della terra. Sarà per voi quindi un modo quindi assolutamente nuovo e inusuale anche per immergersi negli anni dell’unificazione dell’Italia battendo gli stessi percorsi di chi entrava in clandestinità per ribellarsi all’invasore.

briganti2Partendo quindi da Tagliacozzo  si raggiungono bellissimi paesi popolati ormai da poche anime, ma tutte pronte ad accogliere i viandanti con un calore sincero, puro e profondo che vi porterà a riscoprire i veri valori della condivisione e della conoscenza che troppe volte vengono offuscati dalla vita frenetica dei giorni nostri.

L’itinerario è sempre ben segnalato con indicatori colorati (bianchi e rossi e qualche volta arancioni), il tempo di percorrenza consigliato è di ca. 7 giorni, un elogio al camminare lento e un invito a una bella chiacchierata con qualche perfetto sconosciuto che può sempre rivelarsi come fonte di incredibile ricchezza. Essendo a quote medie, non è richiesta una particolare preparazione, ma solo una normale attitudine al cammino e un po’ di voglia di avventura. Potrete percorrere il cammino durante tutto l’anno, anche se ovviamente è consigliato il periodo delle belle stagioni.

E dove dormire?

Essendo un viaggio avventuroso, l’invito è quello di provarlo ad affrontarlo con una bella tenda al seguito. Ma per coloro che preferiscono sempre riposare in un bel letto comodo, è nata, grazie alla bravura e alla motivazione di ragazzi volontari, una bella guida a supporto e un sito molto interessante che vi segnala anche le strutture a supporto dei viaggiatori: https://camminobriganti.wordpress.com

mappa
E’ inoltre disponibile su Amazon la mappa ufficiale: http://amzn.to/2GjkE8X

Da questo sito potrete quindi trovare i nomi e i recapiti delle strutture che potrete raggiungere alla fine di ogni tappa, dove sarete graditi ospiti e vi sarà riservata un’accoglienza assolutamente speciale. Potrete consultare questo sito anche per visionare delle belle foto caricate, guardare le mappe e scaricare la tracce GPS di ogni tappa.

Non vi resta quindi che preparare lo zaino e mettervi in viaggio, l’Abruzzo e il Lazio vi aspettano con i loro piccoli borghi unici al mondo.

Il Trekking Dei Poeti Viandanti – Val Di Zoldo Dolomiti Bellunesi. Patrimonio Unesco.

In Val di Zoldo, al cospetto delle Dolomiti Bellunesi, si snoda uno spettacolare trekking di sette giorni che tocca tutti i principali massicci tra ardite forcelle e placide valli verdi.

La Val di Zoldo, zona dolomitica poco nota ma proprio per questo meta perfetta per chi ama località tranquille e distanti dalla mondanità chiassosa e frenetica, nonostante si trovi a poca distanza da Cortina d’Ampezzo. Una vallata da scoprire a passo lento così da riscoprire i “veri” tempi della montagna che si pensava andati persi.
E quale migliore location per questa riscoperta che un territorio che si trova nel  pieno cuore delle Dolomiti?
Nel giugno 2009 queste fantastiche montagne sono state iscritte dalla convenzione Unesco nella lista del Patrimonio Mondiale. Tutti le conoscono, ma forse non tutti sanno che la maggior parte dell’area dolomitica ricade nel territorio del Veneto, in particolare nella provincia di Belluno.
Ai piedi di queste regine, regno di aquile e scalatori, esiste un mondo incredibile di pascoli e boschi che le abbraccia, zone facilmente raggiungibili grazie a semplici ed impegnativi sentieri che offrono un panorama unico sulle vette chiare e spettacolari. Stupende soprattutto alle prime luci dell’alba o al tramonto, quando dal grigio chiaro le rocce passano ad incredibili tonalità di rossi accesi.
Imponenti massicci circondano la Val di Zoldo da ogni lato, percorrendola si ha alle spalle il gruppo del Bosconero (2468 m), a sinistra il gruppo dello Spiz di Mezzodì (2305 m), sempre a sinistra ma più frontale il gruppo che comprende Tamer (2547 m) e San Sebastiano (2488 m), mentre di fronte si erge maestoso il maestoso gruppo della Moiazza (2878 m) e della Civetta (3220 m). Isolato, a destra, si eleva invece impassibile il maestoso “caregòn de ‘l Padreterno” (il trono di Dio): il Pelmo, imponente torrione roccioso alto 3168 metri che può vantare ben due record: è la prima cima dolomitica ad essere stata scalata (1857, dall’irlandese John Ball), e sulle sue pendici sorge il primo rifugio italiano delle Dolomiti (il rifugio Venezia-Alba Maria de Luca, eretto nel 1892).
La vallata è facilmente raggiungibile, si pensi che in appena 25 chilometri dalla fine dell’autostrada ci si trova ai piedi delle pareti impressionanti della Civetta, o del grandioso Monte Pelmo, ed è perfetta per qualsiasi stagione.

Il camminare accompagna il pensiero e ben lo sapevano gli antichi, dai filosofi greci ai poeti giapponesi, che composero le loro migliori opere proprio passeggiando.
Percorrere un trekking di più giorni sulle montagne italiane può diventare una scusa per permettere alla propria mente di vagare in libertà, assaporando i tempi lenti e costanti dell’andare a piedi.

La via che sale e la via che scende
sono la medesima cosa
(Eraclito)

La Val di Zoldo ben si presta a queste meditazioni. Aspra e selvaggia, si trova lontana dagli affollati sentieri più conosciuti delle Dolomiti e proprio per questo offre ampi spazi naturali dove sentirsi tutt’uno soprattutto con sé stessi.

Il Trekking dei Poeti Viandanti si snoda lungo le basi di tutti questi gruppi montuosi, effettuando un giro circolare della durata media di sette giorni seguendo spesso il tracciato dell’Anello Zoldano  http://www.anellozoldano.com.
È consigliato ad escursionisti esperti poiché presenta alcuni passaggi molto tecnici, ripidi ed esposti, soprattutto nell’ottica di portare sulle spalle uno zaino plurigiornaliero.
Prende il via da Forno di Zoldo per salire lungo le pendici del gruppo dello Spiz di Mezzodì fino a raggiungere il rifugio Sora’l Sass-Giovanni Angelini (1.588 m.).
Prosegue quindi scendendo per la bucolica Val Prampèr per risalire al Col de Michìel, aggirando così le pendici del gruppo del San Sebastiano, tocca il panoramico bivacco V. Angelini (1680 m.) per raggiungere il Passo Duran con i rifugi “San Sebastiano” e “C. Tomè” (1605 m.).
Una piccola digressione porta al superbo rifugio “Bruto Carestiato”, alla base degli impressionanti bastioni meridionali della cresta delle Masenade, nel gruppo della Moiazza.
Dal Passo Duràn si prosegue alla base del gruppo Moiazza-Civetta. Gli esperti potranno seguire il tracciato del “Sentiero Angelini”, ma più semplice e di grande pregio paesaggistico  è l’itinerario basso che percorre la Val de la Grava per scendere comodamente a Forno Alto, il centro abitato più grande della vallata. Da qui si risale attraverso boschi, pianori e sassi al rifugio A. Sonino al Coldai (2.132 m.), ai piedi della Civetta.
Comincia il tratto più bucolico e rilassante dell’intero trekking, scendendo attraverso pascoli e alpeggi al Passo Staulanza per poi percorrere la base meridionale del Monte Pelmo, passando davanti alle impronte dei dinosauri e arrivare al suo piede orientale, dove sorge il rifugio Venezia-De Luca (1.946 m.).
La tappa seguente porta inizialmente verso il rifugio Talamini (1.582 m.) per poi risalire verso lo spettacolare Monte Rite (2.183 m.) che ospita il Rifugio Dolomites ed il Messner Mountain Museum Dolomites detto “il museo nelle nuvole” per la straordinaria vista a 360° che si ha dal tetto.
Tutta discesa porta al Passo Cibiana ed al rifugio Remauro (1.530 m.) per poi risalire gradualmente agli Sforniòi. Dalla forcella della Calada una ripidissima e impegnativa discesa porta a scendere nel gruppo del Bosconero per raggiungere con un’ultima salita il rifugio Casèra Bosconero, posto proprio alla base delle imponenti pareti rocciose.
L’ultima tappa, di tutto riposo, porta a scendere nuovamente in vallata, raggiungendo il punto di partenza a Forno di Zoldo. È vero, volendo, è possibile scendere direttamente a Forno di Zoldo, risparmiando un giorno di trekking, ma volete mettere la magia del tramonto sul Civetta, mentre alle spalle del rifugio le pareti del Sasso di Bosconero si colorano di rosso?
Una vera e propria poesia naturale.

Memorie di natura fluttuante:
Il trekking dei poeti viandanti è un progetto in divenire  di percorso a lunga percorrenza che prevede il coinvolgimento  diretto del trekker (in quanto protagonista di un viaggio fisico ed interiore) con sue testimonianze sotto forma di pensieri, scritti personali, composizioni poetiche ,diari, disegni, bozzetti, dipinti, immagini fotografiche o per sua decisione senza lasciare traccia alcuna di passaggio.
Il percorso viene reso vivo dai pensieri dei viaggiatori che lo percorrono, dando dignità ad ogni esperienza e testimonianza dei molti trekkers che lo vivranno in prima persona  e che potrà essere di stimolo per la creatività di altri che vogliano affrontarlo nel futuro.

Queste che seguono sono le nostre brevi sensazioni trascritte “a caldo” su Moleskine durante il percorso. Abbiamo scelto la forma poetica dell’haiku in quanto coglie con immediatezza l’attimo .

Queste le nostre “memorie di natura fluttuante”:

Il vento spettina le cime/
soffiando forte/
profumo di resina.

All’imbrunire i tuoi passi/
posso sentire/
respirare il mondo.

Dalla cima delle montagne /
luci soffuse in valle/
nelle case lontane sogni di bimbi.

Nella nebbia /
nessun rumore/
solo pioggia.

Il capo chino/
sulla salita erta/
che bella piuma!

Parete liscia/
il larice si erge/
re della valle.

Dentro il bosco/
soffice muschio verde/
ci avvolge .

Smette la pioggia/
le nubi si alzano/
mondo sospeso
Passi pesanti/
nel mio ansimare/
un cervo/
silenzioso sguardo.

Prima delle nuvole/
parete di roccia/
che vertigine!

Dall’alto guardo/
lunga discesa erta/
Ancora vivo.
Passi liberi/
ombre fluttuanti/
respiro nella foresta immobile.

La montagna si incendia/
tramonto fabbricante di bellezza/
nessuno parla.
Nella pioggia/
la cima del monte/
è fredda solitudine.

Nel rifugio/
vento notturno soffia/
crepitio di legna bruciata.

Al di sopra dei larici/
luce istantanea/
turbini di nuvole viola/
spiriti astratti.

Tra le nuvole/
sul ripido sentiero/
solo vento.

Volo concentrico/
veloci nuvole/
fischio di marmotta/
Riso di bimbi.

E’ notte/
nel rifugio bisbigli/
e luce di stelle.
La pioggia cade/
sospesi in attesa/
 raggio di sole!
Pioggia su roccia verticale/
scende con vertigine/
nuvole in valle/
silenzio.

Orme del tempo/
fissate su roccia/
gambe dolenti.

Elfo del bosco/
appare e scompare/
cerva corri veloce!

Nel rifugio/
dal piatto mi osserva /
pasta fumante

Pioggia continua/
Ma sollevo lo sguardo/
Guardo le cime

La strada è terminata/
nell’aria memoria e sogno/
domani può aspettare.

Nota: antica arte poetica giapponese, l’haiku è un breve componimento in cui i temi privilegiati sono le stagioni, la natura, le scene di vita quotidiana. Incarnano la transitorietà del “mondo galleggiante”, “fluttuante”, “mutevole” del mondo terreno. Sono formati da tre versi di 5, 7, 5 “suoni” (paragonabili alle nostre sillabe).

Per maggiori informazioni sul trekking: http://www.anellozoldano.com

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Un ringraziamento particolare ai nostri amici di piusport.come a Franco Voglino – Annalisa Porporato di www.madotao.it